Il petente impenitente

“Noooo, adesso ci si mette pur lui, l’eremita teutofilo, a lanciare petizioni!”

Si, lo so. In parte avete ragione. Ma lasciate che mi giustifichi. Solo alla fine di questa giustificazione troverete il link alla petizione, se dopo aver letto di che si tratta troverete opportuno firmare.

Questa mia escursione nella vita attiva deriva pur sempre da una esigenza emersa nella vita contemplativa. Da questo stesso motivo emerge anche un paradosso che caratterizza questo mio sbilanciamento verso il politico: benché quella che stia per lanciare sia una petizione che ritengo molto rilevate, non posso parlare di una causa che mi stia “a cuore”. Non si tratta di una questione che mi tocchi personalmente, né mi sentirei profondamente deluso se l’oggetto del mio petulante argomentare rimanesse privo del riscontro aspirato.

Si tratta di una questione etica per me impersonale o meglio, di rilevanza prettamente pubblica. Io, come persona privata, non sono coinvolto. Come ricercatore, invece, mi faccio carico delle conoscenze emerse e mi sento eticamente in dovere di portarle alla luce.

Di cosa si tratta? Del Geldmuseum (Museo del denaro), un museo numismatico sorto negli anni 30 del Novecento a Berlino per volere della Reichsbank (la Banca centrale del Terzo Reich) e cresciuto enormemente durante la dittatura nazifascista.

  1. Sebbene la Germania abbia ufficialmente imposto a tutti i propri musei, a partire dal 1998/99, di individuare nei propri magazzini opere sottratte in maniera illegittima a collezionisti di fede ebraica, e
  2. nonostante proprio questo museo (il Geldmuseim) ‒ già solo per via delle sue origini ‒ avrebbe dovuto da tempo destare ampi sospetti ed attirare su di sé l’attenzione dei più importanti esperti,
  3. ad oggi non esiste non solo alcun progetto di ricerca, ma nemmeno un solo articolo a far chiarezza circa il passato nazista di questa istituzione.

La questione è complicata dal fatto che la Reichsbank, tecnicamente, nel Dopoguerra ha cessato di esistere. Tuttavia la Deutsche Bundesbank (Banca federale tedesca), che nel 1954 acquistò per due miliardi e mezzo di marchi quello che dopo la guerra era rimasto di questa collezione numismatica, non è meno in dovere di verificare il modo in cui la Reichsbank era solita operare le proprie acquisizioni.

Negli ultimi mesi ho fatto molte ricerche sul tema, scoprendo che ogni sospetto che avrebbe potuto sorgere anche senza andare a spulciare in archivio, era quantomeno legittimo. Una breve relazione circa la mia ricerca l´o tenuta durante la conferenza numismatica austriaca, il 29 maggio, presso la sede della Banca nazionale austriaca. In questo video, registrato per l’occasione con la mia piccola webcam, facci un resoconto dei maggiori problemi inerenti la politica delle acquisizioni del Geldmuseum.

 

Giacché nel video argomento in tedesco, riassumo qui un elenco degli argomenti in italiano:

– molti ebrei sono stati messi nella condizione di dover vendere le loro collezioni per finanziare il proprio esilio;

– alcune di queste collezioni erano destinate all’asta, ma la Reichsbank, con l’aiuto della Gestapo, ha forzato acquisto per entrarne in possesso;

– numerose monete sono state comprate presso aste, le quali si foraggiavano di monete provenienti da collezioni di ebrei in fuga;

– il Geldmuseum ha inoltre accesso diretto a monete d´oro provenienti da vari tipi di confisca (tanto dagli ebrei tedeschi quanto dalle nazioni conquistate). Sebbene poche di queste monete si rivelavano essere pezzi museali, esse venivano comune sia ammassate con lo scopo di effettuare scambi con altre istituzioni o collezionisti;

– con la massa di monete di minore valore numismatico, che il Geldmuseum non riuscì a fare oggetto di scambio per ottenere pochi pezzi più interessanti, vennero organizzate tra il ´43 e il ´44 dalla stessa Reichsbank 8 aste di monete in diverse città tedesche.

Essendo ingiustificabile che fino ad ora il Geldmuseum della Deutsche Bundesbank a Francoforte non abbia provveduto a fare una seria ricerca sull’argomento (bensì abbia avuto modo di pubblicare tra il 2005 e il 2014 vari scritti che trattano l’argomento in maniera del tutto superficiale e con fare minimizzante), ed in vista del fatto che casualmente il Geldmuseum è chiuso per restauro, la petizione da me lanciata richiede che il Geldmuseum di Francoforte non riapra fin quando non avrà fatto chiarezza sui fatti da me illustrati e documentati.

Chi volesse firmare e far firmare la petizione, lo può fare qui.

 

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