Emme-simo caso di delitto passionale

Berlino, Corte d’assise – Oggi sono comparso davanti al tribunale di me stesso ed ho emesso ai miei danni la sentenza che mi vede responsabile per la morte della mia relazione amorosa con M.

 

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La scena del crimine. Foto: ANSIA

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In un primo momento mi ero dichiarato contumace, ma poi ho scelto di costituirmi parte incivile all’udienza d’appello di fronte alla Corte di giustizia popolare della blogosfera.

Con il qui presente post mi riconosco colpevole e al tempo stesso mi condanno.

La colpa: aver ucciso un amore sul nascere per paura di non reggere il confronto, non solo con possibili futuri rivali, ma soprattutto con effettive attuali aspettative (o percepite come tali). Come attenuante mi riconosco la preterintenzione. Il decesso della potenziale coppia non era propriamente nelle intenzioni del condannato, il quale voleva solamente far partecipe la vittima di un proprio disagio nel concepire questa nuova situazione sentimentale.

Dato il novum che il caso costituisce nel panorama giurisdizionale (gelosia preterintenzionale) ed essendo la colpevolezza dell’imputato emersa oltre ogni ragionevole dubbio (legge Pecorella), la Corte ha sancito di ristabilire la possibilità di infliggere pene corporali ed ha pronunciato a mio carico la seguente sentenza di condanna.

La senzenza: mi condanno ad una reclusione di un semestre da scontare agli arresti bibliotecari, ed altresì ad una rigorosa astinenza sessuale fino a data da destinarsi (laddove questa data coinciderà come minimo con quella di consegna del mio lavoro di tesi).

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